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316 lirici marinisti

colgon le ninfe, e poi
ti consacra ciascuna i doni suoi.
     Questo, di rozza musa
inno selvaggio, anch’io
ti sacro, agreste dio:
tu non prender a sdegno
povero don di mal sonoro legno.

IX

ALLA NOTTE

     O notte, o de le stelle
imperatrice altera,
ch’in mezzo appunto a la celeste sfera
ricca ten vai di quelle,
perdona a me s’intanto
rompo il silenzio tuo muto col canto.
     Ne le tenebre antiche
dolce desio mi mena
le tue lodi a spiegar, diva serena.
Le canore fatiche
sacro a te de l’ingegno,
se pur non son di tanta grazia indegno.
     Tu, se d’ombra velata
succedi al sole in cielo,
pomposo d’astri a dispiegar tuo velo,
d’argentei raggi ornata,
Espero ti precorre,
e se in mar cadi, in mar dietro ti corre.
     Con le tenebre ascondi,
quand’è invecchiato, il giorno,
che fanciullo sen fa poscia ritorno.
Tu di quïete abbondi,
onde riposa il fianco
l’uom da l’opre dïurne afflitto e stanco.