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pietro michiele | 311 |
O occhi, o stelle accese
da le faci d’Amore,
ecco sol nato in me strano desio.
Da voi còlto son io
d’amorosa saetta in mezzo al core;
pur di baciarvi godo,
e la ferita e il feritore io lodo.
5.
Coi piú soavi baci
che possan ristorar un cor languente,
tutta d’amore ardente,
la mia donna m’assale.
E mentr’ella m’abbraccia,
par che manchi il mio cor tra le sue braccia.
Fors’è destin fatale,
se m’uccide di doglia e d’amarezza,
che m’uccida di gioia e di dolcezza.
VII
L’INVERNO
Era ne la stagione
che l’aquilon gelato
dagli iperborei monti il freddo porta;
e giá l’aureo balcone,
ma di nubi velato,
apria colei che de la luce è scorta;
quando la chiusa porta
del rustico tugurio aprí Fileno,
e di nevi ripieno
mirando il prato al furïar de’ venti,
vòlto a Filli proruppe in questi accenti: