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302 | lirici marinisti |
4.
Segue
Verso i giardin di Cipro a voi sciogliete,
vezzosetti Amorini, ali odorose;
dolci vïole, morbidette rose
con la tenera man quivi cogliete.
Tra mille e mille quelle sol scegliete
che nelle foglie appariran pietose;
segno ne fia se molli e rugiadose
per lagrime d’amanti le vedrete.
Quindi un flagel ne fate, onde ferita
de l’anime la bella feritrice,
lacerata non sia, ma rabbellita.
Ah, se tardate piú, quest’infelice
avrá i colpi da sferza incrudelita!
E sapete chi sia: v’è genitrice.
II
RICORDI DI UNA MORTA
Per la morte di Emilia Adorni Raggi
De l’arrabbiato can sotto i latrati,
sotto il ruggir de l’anelante fiera,
io t’ho visto esalare, o primavera,
di moribondo odor gli ultimi fiati.
E pur sorgi di nuovo e i pregi usati
teco hai di molli fior, d’aura leggiera;
rinascer tosto entro la guancia altera
miro di rose iblee gli ostri beati.
Ma d’Emilia gentil che si morio
piú non vedrò le belle guance e i rai,
dove un april rilusse, un Sol fiorio.
Degli anni tuoi, mia vita, or che farai?
Vengan pur rose, escan pur gigli, oh Dio,
ch’un aprile per me non fia piú mai!