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280 | lirici marinisti |
IX
ALLA CICALA
O rauca sí, ma rara,
stridola sí, ma cara,
de la dea biondeggiante
messaggera volante;
de la stagion piú fruttuosa e calda
canora insieme e strepitosa aralda;
questa acerba tua voce
offende, ma non nòce;
ruvidetta e loquace
spiace a l’orecchie e piace;
anzi mai sempre è con diletto udita,
e quanto è piú spiacente è piú gradita.
Ne la stagion novella
riede la rondinella,
e col suo metro dolce
l’aria addolcisce e molce;
ma, foriera d’april, tromba di Clori,
che n’annunzia di buono altro che fiori?
Quand’apre il riso il suolo,
ritorna il rosignuolo
a scior tra i fior ridenti
armonici lamenti;
ma che fa l’armonia sua lusinghiera?
Nunzio il suo canto è sol di primavera.
Cent’altri augelli e cento
stendon le piume al vento
e van spiegando a prova
melodia rara e nova,
mentr’ha di fiori il Sol gravido il raggio;
ma che portan, cantando, altro che maggio?
Delicati augelletti,
cantori lascivetti
son questi, che di buono