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giuseppe salomoni | 271 |
IV
ANTEA
Voi del nome crudel ben degna siete
de l’antico di Libia empio gigante,
poiché, fatta ne l’opre a lui sembiante,
donna superba, i suoi costumi avete.
Forte ei pugnò, voi forte combattete,
con l’arme ei de la man, voi del sembiante;
e s’egli fulminò, voi fulminante,
gigantessa d’amor, l’alme uccidete.
Ver è che voi da l’immortal soggiorno
nasceste, egli dal suol nascer si vide;
egli diforme e voi con volto adorno.
Cosí mi desse Amor, che ’l cor m’ancide
con la vostra beltá, ch’io fossi un giorno
ne la lotta amorosa il vostro Alcide!
V
DIO, AURIGA DELLE ANIME
L’uomo è nel mondo un corridore umano,
e ’l cavalier che l’ammaestra è Dio,
che, se talvolta egli si fa restio,
col piè lo spinge in corso e con la mano.
E se talor, precipitoso, insano,
s’avventa ove ’l trasporta il suo desio,
con duro fren che di sua mano ordio,
dal mortal precipizio il tien lontano.
E se superbo calcitra e sdegnoso,
stancandolo per strade alpestri e felle
nel maneggio si fa piú rigoroso.
Se poi gli scopre alfin sue voglie ancelle
e corre seco al ciel, gli dá, pietoso,
biade d’eternitá, stalle di stelle.