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270 | lirici marinisti |
II
I MORSI E I BACI
Famelica d’amor, l’amato volto
al suo caro Filen Lidia mordea,
e sovra il volto stesso indi piovea
di baci un nembo affettuoso e folto.
Ed ei, ch’a lei sedendo in braccio accolto,
or baci or morsi ai labbri suoi rendea,
cosí con voce languida dicea
ver’ la bocca bellissima rivolto:
— O di doppio tesor scrigno natio,
bocca de la mia serpe amata e vaga,
stampa pur de’ tuoi morsi il volto mio;
poiché de le tue perle egli s’appaga
d’esser ferito e n’arde di desio,
pur che i rubini tuoi sanin la piaga! —
III
LE FRAGOLE E LA BOCCA
Mentre la bella bocca onde talora
cibi la mia, famelica amorosa,
colá sedendo in su la piaggia erbosa
cibavi oggi di fraghe, o bella Flora;
io, che poco lontan facea dimora
nel grembo assiso a la verdura ombrosa,
con mente insieme stupida e bramosa
mandai dal cor queste parole alora:
— O bocca, alta cagion de le mie faci,
quanto somigli il cibo delicato
di cui pascer te stessa or ti compiaci!
De le fraghe hai l’odor nel dolce fiato,
de le fraghe il sapor ne’ cari baci,
de le fraghe il color nel labbro amato. —