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234 | lirici marinisti |
E voi ditemi ancor, nunzi volanti,
che con alto governo
regolate del ciel l’ordine eterno:
da quei zaffiri mobili e rotanti,
ch’han nel danzar sí numerosi corsi,
danzatrice sí bella è scesa forsi?
Giá di lá rispondete, e giá v’ascolto
dai celesti zaffiri:
— Donna umana non è costei che miri;
se veder brami il ciel, mira quel volto:
mira quel piè, ch’in maestá reale
ha dagli angeli appreso il moto e l’ale. —
XXIV
LA RICAMATRICE
A Francesco Sacchi
Questa Aracne d’amore,
che con dita maestre adopra l’ago
e con industre errore
prende accorta a fregiar drappo sí vago,
l’arteficio e ’l lavor sí ben comparte
ch’a natura fa scorno, invidia a l’arte.
Mentre il lino trapunge,
d’acute punte il cor ferir mi sento;
mentre insieme congiunge
e sposa a stami d’òr fila d’argento,
ne la testura sua pregiata ed alma
la prigione d’amor tesse a quest’alma.
Su l’ordita ricchezza
move l’agile man tanto spedita,
ch’a quell’alta prestezza
in lei folgori pensi esser le dita,
che fra tremoli rai d’argentei fiori
fan con gelidi lampi ardere i cori.