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232 | lirici marinisti |
XXII
ALLA VERGINE
Penso, misero me, dubbio in aspetto,
del mio corso mortal l’ultimo passo,
e come avrò sotto un marmoreo sasso
con immondi animai commune il letto.
Io giá l’ora fatal sicura aspetto;
ma, quando ha da venir m’è ignoto, ahi lasso!
Cosí pensoso e mesto i giorni passo,
ed a la morte a piú poter m’affretto.
Ah, che sará di me quando sia giunto
il termine prescritto e l’ultim’ora?
Ahi duro passo, ahi formidabil punto!
Ognun mi fuggirá; ma tu, signora,
madre del redentor, discendi a punto,
e non lasciarmi in abbandono allora.
XXIII
LA SALTATRICE
A Fabio Ametrano
Questa bella d’amor maga innocente,
che con giri fatali
i balli move inegualmente eguali,
fa d’insolita gioia ebra ogni mente,
e ’l piè sciogliendo ai regolati errori,
incatena gli spirti, incanta i cori.
Prima, accorta ne’ moti, alza e misura
coi bei suon de le corde
ne la musica danza il piè concorde,
dando al corpo gentil grazia e misura;
indi parte e ritorna e, mentre riede,
sopra l’ali d’amor regge il bel piede.