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228 | lirici marinisti |
XIV
LA PERLA
Vaga figlia del ciel, ch’eletta e fina
sei di conca eritrea parto lucente,
ricchezza del bellissimo orïente,
nata e concetta in mar d’umida brina;
tu allumi di candor l’onda marina,
uscendo incontra al Sol bianca e ridente;
il cui valor, la cui beltá nascente,
ogni ninfa, ogni dea pregia ed inchina.
Tu, pullulando fuor d’alma natura,
non prendi qualitá di salso gelo,
non tingi il tuo splendor di macchia impura;
ma qual vergine bella in bianco velo
lasci a l’onda l’amato, e pura pura
fai de la tua beltá giudice il cielo.
XV
L’ERMELLINO
Animaletto placido e vezzoso,
ch’hai di morbida neve adorno il vello,
e per téma di macchia o neo di quello
movi tremolo il piè, l’occhio geloso;
tu, quando il bosco appar sozzo e fangoso,
non esci fuor giammai dal chiuso ostello:
e come giglio inargentato e bello,
trovi in mezzo al candor pace e riposo.
Spento, sei degno poi, con alto vanto,
quelle porpore ornar che ’l sacro onore
a la mistica sposa adorna il manto.
Vestir non osi te vano amatore:
ti vesta ben chi con affetto santo
mostra puro il desio, purgato il core.