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girolamo fontanella | 227 |
XII
INVOCAZIONE ALLA PIOGGIA
Apri i fonti superni, e larga a queste
sitibonde campagne acque diffondi,
tu che cinta lassú d’arco celeste
sopra trono di nubi il capo ascondi.
Son de la terra i fior bocche funeste,
e sospiri gli odor, lingue le frondi,
che per tante ammorzar vampe moleste
pregan che sopra lor prodiga inondi.
Tragico il bosco; e ’l monte orrido e solo
funestato ha di polve il crine e ’l manto,
e campo d’Etiopia appare il suolo.
Per aver nel calor rifugio alquanto,
querulo piangeria l’almo usignuolo;
ma gli manca la voce e muore il pianto.
XIII
AL VENTO
Alito de la terra e spirto errante,
che da concavi monti in aria esali,
e questi in agitar campi vitali
la natura fai bella e ’l mondo amante;
tu nel fiato volubile e vagante
le fortune del mar segni ai mortali,
e mentre batti l’invisibil ali,
per le liquide vie scorri volante.
Ogni nube, ogni nembo agiti e giri,
fai volar, fai gonfiar vele ed antenne,
fai che ’l tutto respiri allor che spiri.
Quanto lieve ritrovi, alzi ed impenne;
di qua voli e di lá giri e raggiri,
e veloci alla Fama ergi le penne.