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226 | lirici marinisti |
X
IL RUSCELLO
Questo limpido rio, ch’ai prato in seno
da una lacera pietra esce tremante
e, quasi re di questo campo ameno,
s’incorona d’erbette, orna di piante;
quando il sole col raggio apre il terreno
su ’l leone del ciel fiero e stellante,
allor che stanco dal calor vien meno,
dolce ristora il peregrino errante.
Sono i suoi mormorii trilli canori,
al cui suono gentil canta ogni augello,
a la cui melodia danzano i fiori.
Ben si può dir, tanto è suave e bello,
per questi alati e musici cantori,
organo de la selva e non ruscello.
XI
LA TERRA ASSETATA
Cento bocche la terra apre anelante,
domandando pietá, venendo meno,
e, da l’armi del Sol trafitta il seno,
mostra le piaghe al ciel, focosa amante.
Qual Mongibello di calor fumante,
bolle ai raggi del Sol l’arso terreno
e sembra, di sudor sparso e ripieno,
converso in fonte il peregrino errante.
Cèlisi il pesce pur nel salso fondo,
ché fin lá dentro a quel ceruleo umore
ferito vien dal sagittario biondo.
Sí fiero hanno i mortali aspro calore,
che se ’l diluvio ritornasse al mondo,
stilla non spegneria di tanto ardore.