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222 | lirici marinisti |
II
IL DONO DEI GUANTI DI SETA
Pompe di leggiadria, spoglie odorate,
di sidonia maestra opre ingegnose,
ove l’industria a meraviglia pose
mille di seta e d’òr fila intrecciate;
ite per custodir quell’animate
nevi, quelle d’amor candide rose:
quanti baci vi do, nunzie amorose,
a la bella ch’adoro oggi portate.
Vestite quel purissimo candore,
con quei viluppi di meonie sete
prendete i lacci ad emular d’Amore.
Oh quanto agli occhi miei grate sarete,
se quella man, che m’imprigiona il core,
per mia vendetta in prigionia stringete!
III
LA NENIA PRESSO LA CULLA
Tremola navicella un dí movea
quella che del mio cor regge la chiave,
e spirando col canto aura soave,
per l’onde de l’oblio lieta scorrea.
Ubbidia la quïete al moto grave,
che con impeto lento il piè facea,
e l’agitata e pargoletta nave
in braccio a Pasitea lieta correa.
Placida nube e grazïosa intanto
chiuse al fanciullo il delicato ciglio,
ch’umido si vedea di molle pianto.
Cosí, dentro un bel velo aureo e vermiglio,
il sonno apporta Citerea col canto,
dentro cuna di rose al nudo figlio.