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D’INCERTO
LA MOSCA NEL CALAMAIO
Bevi, augello infernal, pugliese mostro,
sanguisuga volante, alata strega;
bevi a schiattabudella e vatti annega,
sporca arpia della terra, in mar d’inchiostro.
Tanto sangue m’hai tratto, orca vorace,
che come Erisitton vuote ho le vene;
né di tua crudeltá presi le pene,
ché quant’empia e crudel fosti fugace.
Senza pace né tregua, atra Medusa,
di te stessa facendo arco e saetta,
cavallo e cavalier, tromba e trombetta,
bersagliasti il mio muso e la mia musa.
Gittar la penna e rinegar Parnaso,
percoter l’aria e schiaffeggiar me stesso,
quante fiate m’hai fatto? e come spesso
mi fe’ una mosca andar la mosca al naso?