Or perché, se t’aggio in braccio,
pur mi sfaccio?
pur sospiro, idolo mio?
né per penderti dal collo
fo satollo
il famelico desio?
Deh! sí come da natura
l’onda pura
nella spugna entra e s’asconde;
cosí entrarti cogli amplessi
io potessi
nelle viscere profonde;
tal ch’ognun di noi cangiato
di suo stato,
io tu stessa e tu foss’io;
come a Salmace addivenne,
quando tenne
il fanciullo in mezzo al rio.
Qual dolcezza indi saria
ch’uom tra via
te per Tirsi salutasse;
e chi meco all’ombra siede,
se mi chiede,
sol per Lidia m’appellasse!
Dolce Lidia, Lidia bella,
sporgi quella
bocca ov’abita ’l mio core;
ch’io farò de’ labbri bei
poppe ai miei,
vera pecchia di tal fiore.