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FRANCESCO BRACCIOLINI
L’INQUIETUDINE
O de la pace mia nemica imago
che, scacciata da me, torni sovente
qual vespa impronta a raggirar la mente,
per trafiggermi il cor di pungent’ago;
ti ravviso ben io l’accolto e vago
crin su la fronte e groppo d’angui algente,
crudelissima Aletto, empia, nocente
abitatrice del sulfureo lago;
e la facella ond’avventar tu suoli
ne le viscere altrui veleno e fiamma,
porti ne gli occhi e in lor l’aggiri e scoti.
Vattene, va’, né piú circondi e voli
d’intorno a me; l’abisso orrendo infiamma,
tuo degno albergo, e l’ombre ree percoti.