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192 | lirici marinisti |
II
GLI ASTRI NOTTURNI
Quando spuntar de l’oceano fuori
veggio la notte e scintillar le stelle,
giro tacito il piè, scòrto da quelle
lampade amiche a’ fortunati amori.
Certo non è ch’in que’ profondi orrori,
gli occhi rivolti al cielo, i’ non favelle:
— Qual di voi, faci luminose e belle,
infuse in questo sen fatali ardori? —
E del ciel vagheggiando i fregi d’oro
— Chi sa — dico fra me — ch’ancor non giri
gli occhi lassú colei ch’in terra onoro? —
Cosí, con nova idolatria, ne’ giri
del cielo il bel di quel sembiante adoro,
favellando tra lor gli occhi e i sospiri.