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CESARE ABBELLI
I
LA VITE
Fatto ai raggi del Sol maturo alfine,
de la feconda vite il biondo incarco
omai del grave peso incurva l’arco,
perché si sciolga il pampinoso crine.
La vite, che pur dianzi in sul confine
d’april, d’erbe e di fior gravido e carco,
degli occhi aprendo il lagrimoso varco
pianse l’ira del verno e le pruine,
giá ride; e mentre da la verde treccia
lieto cultor su le ramose braccia
i bei racemi ad or ad or distreccia,
gioir, Fillide, impara; e, perch’io faccia
poi vendemia d’amor, meco t’intreccia,
come vite gentil ch’il tronco abbraccia.