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ANTON MARIA NARDUCCI


I

LA VESTE E LA GHIRLANDA

     Qualor di veste serica trappunta
d’una ricca di stelle aurea tempesta,
donna, adivien che le tue membra vesta,
notte mi sembri in bruno carro assunta.
     Ma se poi veggio a quelle stelle aggiunta
primavera di fior su l’aurea testa,
allor dico fra me: — L’aurora è questa,
che fregiata di fior ridendo spunta. —
     E sí m’aggrada per mia dolce pena
mirar costei, che pur m’ha il cor piagato,
di mille fior, di mille stelle piena,
     ch’io, con un giorno sí ridente e grato
e con notte sí bella e sí serena,
dormirei lieto e veglierei beato.