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178 | lirici marinisti |
II
I SANTI INNOCENTI
Per accordar d’alti profeti il canto
spargono afflitte madri alte querele,
mentre i bambini lor, per man crudele,
solcan felici un ocean di pianto.
Essi prenci immortali ergonsi in vanto,
poiché morte lor dá prence infedele;
veggonsi a quelli insanguinar le tele,
perché tinto ne l’ostro abbian l’ammanto.
Vuol piccioli Amoretti il nume amante
per far ch’entrino al ciel, regno divino,
ché picciolo è del ciel l’uscio prestante.
Si denno in vero, e con fatal destino,
pargoletti vassalli a un rege infante,
guerrier fanciulli a capitan bambino.
III
CRISTO ESORTANTE ALLA CONFESSIONE
Schivo de’ folli errori, agile e mesto
corri d’un pio ministro al sacro piede,
ché, prostrandosi il corpo, alzar si vede
e l’uom col pianto a le delizie è desto.
Oh come un puro umiliato gesto
umilia Stige e la conculca e fiede;
oh come al tuo parlar mutolo riede,
qual da sacra magia, Satan l’infesto!
Per darti gaudio il tuo dolore io bramo,
son tuoi misfatti i miei diporti ameni,
piropi e gemme i tuoi peccati io chiamo.
Io ti darò la grazia e i miei sereni,
tu mi dá’ l’atre colpe. Ai doni siamo:
tu prodigo di falli ed io di beni.