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giovanni andrea rovetti 163

II

IL PIANTO DEL FIGLIUOLO

     Un picciol cane, un ghiro ed un augello
del tuo caro fanciullo
sono, bella Lisetta, ognor trastullo.
Ruzza col ghiro il cane,
ne brilla il putto in vista;
ma l’augel, che non tresca e becca il pane,
infranto ne rimane:
tu ne ridi, io ne godo, ei se n’attrista,
e scaccia stizzosetto
il ghiro e ’l cane e piagne l’augelletto.
Se ridi, o cruda, del tuo figlio ai guai,
al mio duol che farai?

III

PREMENDO IL PIEDE

     Tu chiedi quel ch’io voglio,
quando a mensa talor ti premo il piede?
Ah, che negli occhi ogni tuo sguardo il vede!
Lusingando t’infingi
e ’l bianco volto in bel rossor dipingi.
Vorrei, dolce ben mio...
Lasso, ch’a dirlo m’arrossisco anch’io!