Né sazia l’alma immersa
d’esser ne’ suoi martíri,
in lui tutta conversa,
vuol ch’anco il corpo aspiri
a trasformarsi ne l’amato Cristo
e a far d’eterna gloria eterno acquisto.
Col chiodo aspro e mortale
trafigge il piè beato;
ma in amoroso strale
il ferro trasformato,
con soave d’amor dolce ferita
a la carne dá morte, a l’alma vita.
Gusta l’assenzio e ’l fele,
ma quel licor l’è dolce
vie piú che d’Ibla il mele,
si ’l cor le nutre e molce:
stupendi effetti del divin amore,
ch’amareggia le labbra e sana il core.
Fu d’alto amor altrice
al suo celeste amante
e vera imitatrice
de le sue piaghe sante,
e ben mostrò mirabilmente come
di Cristo corrispose a l’opre, al nome.
Or degnamente in cielo
gode, fra spirti eletti,
del suo amoroso zelo
piú soavi diletti,
e dolcemente di mirar s’appaga
di Cristo in lei le piaghe, in lui sua piaga.