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140 | lirici marinisti |
VI
A GIOVANNI ANTONIO ARRIGONI
Poggia al monte di Pindo e ardito e snello,
Arrigoni, trascorri a ogn’altro innante,
e de l’invidia il guardo atroce e fello
prendi a calcar con l’onorate piante.
Tra’ cigni di Parnaso altero e bello
apparirá tuo giovenil sembiante,
come fiorito e nobile arboscello
talor verdeggia entro l’annose piante.
Fia che prenda per te dolce martoro,
d’amorosi legami il core involto,
de le vergini muse il sacro coro.
L’alta corona ond’egli ha il capo avvolto,
Febo a te sol dará di sacro alloro,
perché l’altra, di raggi, hai nel bel volto.
VII
LA VIA LATTEA
Al Cardinal Borghese
Sorge nobil cittá, che altera siede
del bel Tirreno in su l’argentee sponde,
che l'ossa illustri ond’essa è degna erede,
di Partenope bella in grembo asconde.
Tra verde e fertil urna ella si vede
del riverente mar restringer l’onde,
e con cento edifici e cento braccia,
Brïarea torreggiante, il ciel minaccia.
Ma frondosa con lei cittá confine,
con bei verdi palaggi, alta gareggia,
dove Pomona il pampinoso crine
tra vetri di ruscei specchia e vagheggia;