Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/13


tommaso stigliani 7

VIII

NEL COMPORRE IL «MONDO NUOVO»

A Cesare Orsino

     Or nemica fortuna or febbri ardenti,
Cesare, m’assaliscono sí spesso,
mentr’io la chiara istoria in versi tesso
del gran Colombo alle future genti,
     che temo no ’l vigor cosí s’allenti,
ch’io caggia un dí, tra via, dal peso oppresso,
e tante mie vigilie a un tempo istesso,
tanti affanni e sudor restino spenti.
     Deh, re del ciel, se t’è la vita amica
d’un che non la consuma in ozio cheto,
ma per publico pro l’usa e fatica,
     non mi lasciar perir fin ch’io non mieto
de’ lunghi studi miei la dolce spica;
e, poi, chiamami a te, ché verrò lieto.

IX

L’INVIDIA DEGLI EMULI

     Potuto ha ben con sue mal arti tante,
mentre io vivo, l’invidia iniqua e fiera
dal mio Colombo allontanar la schiera
de’ leggitor del secolo regnante.
     Ma d’avermi però non fia si vante
dramma scemato di mia gioia intera;
di me non tien quella vittoria vera,
ch’ella s’ha finta e presentata avante.
     Ché se mi loderan le lingue umane,
quando udir non potrolle, e sorde e spente
avrò l’orecchie alle lor voci vane;
     godo oggi per allor, poi che con mente
quasi l’etadi anticipo lontane
e ’l mio futur onor mi fo presente.