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122 | lirici marinisti |
VIII
A DIPORTO PER LA RIVIERA DI POSILIPO
In questo lido, ove tra bei cristalli
gli smeraldi ogni pianta ognor confonde
e va Flora con Teti, e i tralci a l'onde
e i corimbi nel mar mesce ai coralli;
per li tranquilli e sempre ondosi calli
passi al lieve spirar d’aure seconde,
lá ’ve sotto il bel piè d’oro le sponde
fansi, se movi i leggiadretti balli;
e stillando, qualora il ciel s’accende,
sudori a l’ombra prezïosi e cari,
mentre perle gli dái, perle ti rende;
ma se dagli occhi tuoi stellanti e chiari,
lasso, il seren de l’aere il lito apprende,
tu dai suoi scogli ad esser cruda impari.
IX
LA FAVOLA DI EUROPA
Rapita Europa, il nuotator cornuto
che passeggia le sfere intorno intorno
col diadema real di gemme adorno
e di fiammelle lucide intessuto,
fra divino e ferin, loquace e muto,
sí parla a lei ch’altrui fa ingiuria e scorno:
— Non temer, dea terrena; attienti al corno
che spuntar vedi in me, duro ed acuto.
Giá presso è il lido ove, sott’altro velo,
lieta e fastosa or or veder tu puoi
l’alta divinitá ch’ora ti celo.
Stella non splenda, aura non spiri a noi,
o sia l’aura il tuo fiato ond’arde il cielo,
o pur sian tramontana i lumi tuoi. —