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96 | lirici marinisti |
IV
LA CHIOMA ROSSA
Tutta amor, tutta scherzo e tutta gioco,
il suo vermiglio crin Lidia sciogliea,
e un diluvio di fiamme a poco a poco
sovra l’anima mia piover parea.
E con ragion, s’io dal mio cor traea
mille caldi sospir languido e fioco,
succeder finalmente un dí devea
a vento di sospir pioggia di foco.
Certo costei nel tuo bel regno, Amore,
scioglie, quasi cometa, il crine ardente,
per minacciar la morte a piú d’un core;
o pur, per gareggiar col Sol lucente,
tinge la chioma sua di quel colore,
di cui la tinge il Sol ne l’orïente.
V
I CAPELLI PENDENTI SUGLI OCCHI
Cari lacci de l’alme aurati e belli,
ch’a ciocca a ciocca in su la fronte errate,
e lascivi e sottili e serpentelli
con solchi d’òr le vive nevi arate;
oh quanto, oh quanto ben lievi scherzate
su due stelle d’amor torti in anelli,
e di voi stessi ad or ad or sembrate
prezïosi formar ricchi flagelli!
Ecco, vostra mercé, non piú sospiro,
ché, se gran tempo io sospirai d’amore,
quanto giá sospirai, tanto respiro.
Meco fa tregua il mio mortal dolore,
poi ch’a vendetta mia sferzar vi miro
quegli occhi bei che m’han piagato il core.