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o( LXV )o

dio bastantemente proposto in que’ versi

          Ἐξ ὀρέων πόθεν ἦλθεν κ. τ. λ.

così tradotti da me

          E donde è mai, che giù da’ monti ei venne
          Per insolito mare navigando,
          Indotto ancor ne le marine cose?
          Qual vopo fu de le funeste navi,
          Sicchè agitasse e mare, e terra un solo
          De’ buoi custode?

che è questo venir giù da’ monti? che è questo navigare per insolito mare? che è questo far uso delle navi funeste? che è questo metter sossopra e mare e terra, se non ha pensato con ciò di pregar le Ninfe Trojane, che al Poeta raccontino il Ratto d’Elena, origine di sì fatte avventure? Perciò dice in seguito

          Onde udì ’l nome de la Sposa Argiva?

la qual richiesta dinota, che solamente per farsi strada ha volato il Poeta accennare il giudizio di Paride, il quale niente si mosse nè calò giù da’ monti per darlo, ma placidamente aspettò, che a lui andassero accompagnate da Mercurio le Dee, per essere giudicate. Nessun viaggio si sarebbe fatto per insolito mare nè si sarebbero allestite le funeste navi, nè quel Custode de’ buoi tali turbolenze avrìa cagionato e sulla terra, e sul mare, quando l’affare non fosse andato più in là del pacifico giudizio delle tre Dee. E