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poversi. Sospettiamo altresì, che la coperta di legno abbia servito per qualche altr’Opera, giacchè tra varie parole del tutto incomprensibili, a gran fatica abbiam potuto leggere nella prima riga Πινδάρου. Nella seconda vi ravvisiamo ἐπιστολιμαῖοι, che indica l’Opera di Libanio; nella terza εἰς Τροῖαν.
Se però l’autore di questa Vita sia quel Tommaso Costantinopolitano, di cui l’Eminentissimo Cardinale Quirino nel libro II. della seconda parte della sua Vita a pag. 237. riporta una Nota, ch’è in fine d’un Codice Vaticano, come sospettò il diligentissimo Autore delle Novelle letterarie di Firenze, io non saprei indovinarlo. Quand’anche fosse stata in Casoli questa Vita composta, per dar luogo a sì fatto sospetto, bisognerebbe immaginarsi, che non fosse così, com’era, provveduto quel Monastero d’Uomini letterati. L’Ughelli però To.9. pag. 74. chiama la presente Abazia, che fu già il detto Monastero, clara quondam viris doctis.