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mente riduce a cattivo partito. Vi sono però de’ ripieghi onesti per saziarla, senza ricorrere a’ più disperati. Egli, che aveva fatto studio di Greco, doveva imparar da Focilide che a chi non è provveduto di buon capitale per riuscir nell’opere d’intelletto, non manca una lunga campagna, e un assai vasto mare per esercitarvisi o colla mano o coll’industria; ed egli appunto, ch’era nato Viniziano , poteva farlo comodamente, e con più decoro sull’Adria. Questa è una scuola per tanti, e tanti altri, che scemi di buon giudizio, e di soda dottrina pensan di vivere colla loro mordacità, giacchè l’Abate dall’Aglio non ha più bisogno di si fatto suggerimento, credendolo noi in luogo, dove si riderà del le nostre censure, e della gloria, che noi altri infelici con tanta premura c’industriam d’acquistarci. Ma quella sua sguajata Prefazione a noi muove la bile. Diamin! Non v’è Oratore, o Poeta o Poeta greco, e latino, che sia fedelmente ridotto in questa nostra dolcissima lingua. È troppo per fede mia, e ci vuol obbligar a credere, che la perfetta cognizion delle lingue, e l’arte di ben tradurre sia stata agli altri tutti negata, che fiorirono prima di lui e riservata a lui solo. Salvini avea pure tante lingue in bocca, non che la Greca, e l’Italiana, che furono le sue delizie. Possibile, che non sia mai riuscito in nessuna delle molte Versioni, ch’e’ fece? Possibile, che mon abbia mai potuto, come s’era ideato,