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tazione, per non aver più creduto di doverne far uso; tanto però, che possa bastare, ne parleremo a suo luogo nelle Osservazioni. Soggiungiamo altresì d’aver noi avuto due testimonianze d’autori intorno a questo dal dortissimo Greco, Sig. Raffaello Vernazza, degno Professore della natia lingua nell’alma Città di Roma. Gli autori sono Jeroteo Monaco nel titolo del suo Τυπικόν mandato già a Roma da Antonio Arcudio, di cui ne parla Leone Allaci nella dissertazione prima de Libris Ecclesiasticis Græcorum, ristampata per opera di Gio: Alberto Fabrizio. Amburg MDCCXII., e da noi ora veduta. L’altro è il medesimo Antonio Arcudio in una nota al sovraccennato Typicon. Noi, che avevamo esaminato il Fabrizio, ma in tutt’altro luogo, commendiamo la diligenza del dotto Professore, più faremmo non meno a lui obbligati, che al P. Don Carlo Francesco Vago, Barnabita, se questo valente Amico nostro, e una volta MacAtro di Sacra Teologia, che sentiamo ora cos piacer nostro eletto Proposto del suo Collegio in Bologna, avesse avuto la sofferenza di la sciargli stendere, ed ordinare, in maniera, che fossero intelligibili, le brevi Note trasmesseci intorno al nostro Volgarizzamento. Il Novellista Fiorentino vorrebbe altresì, che fosse stato da noi tradotto quelgòegone della Vita Fiorì, e non Nacque. Ma noi con buona grazia di sì celebre Letterato rispondiamo,