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o( XIX )o

Fosti, e in ajuto non trovasti alcuna?
O Giunon de gli scudi alta Regina,
Marte non t’ajutò, sebben con l’asta
Marte fa stranie cose; e ancorchè Madre
Di Vulcano tu sia non ti giovaro
Le vive fiamme, ch’ei produce ognora.
Ma qual superbia ha mai quella di vento
Piena Minerva, cui le nozze vita
Non dier, nè partorío Madre veruna.
Non generata, dal paterno capo
D’un ferro il taglio te produsse, e avesti
La radice da un ferro. Oh come il corpo
Tu con vesti di bronzo hai ricoperto?
Come fuggi l’Amor? L’opre di Marte
Come tu siegui? A te concordia è ignota,
Tu di nozze non sai: Ma non sai pure
Minerva, che più fiacche, e imbelli sono
Queste tue pari, e di color, che tanto
Son gloriose ne le illustri guerre,
Se s’hanno quindi a giudicar le membra,
Uomini non appajono, nè Donne.
     Con tai rampogne Venere a Minerva
Parlava, e tale ebbe di sua Beltade
Premio poi tanto a le Città dannoso,
Giunon scacciando, e Pallade dolente,
Ma Paride infelice arso d’amore
Dietro un’ignota Donna entro una densa
Selva periti artefici condusse
E caddero le quercie ivi recise
Per consiglio di Fereclo, che autore
Fu d’ogni mal, che lusingando il folle