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Ma delle belle persone tantosto al primo incontro amici noi siamo, e sole, quasi altri Dii, non ci stanchiamo di venerarle, e più soave ne sembra ad esse ubbidire, che ad altri dar legge; più grati lor ci mostriamo, se molto comandano, che se per avventura nulla affatto c’impongono. Laonde se altri mai è ad alcun’altra virtù consecrato, noi siam avvezzi di motteggiarlo, e adulator lo chiamiamo: Ma coloro, che servono alla beltà noi giudichiamo pur essere uomini egualmente gentili, che industriosi. E tanta pietà, e tanta cuea abbiamo della bellezza, che se alcuno tra’ suoi avvenenti posseditori il fiore imprudentemente ne prostituisce, più ancora siam soliti d’ingiuriarlo, che non facciam per chiunque osa sugli altrui corpi peccare. Ma chi sa conservare la propria avvenenza, rendendola, qual cosa sacra, da qualunque macchia lontana, questo in ogni tempo onoriamo, come se dell’intiera Città fosse egli benefattore. Ma che bisogno v’ha mai, ch’io mi trattenga in accennare l’opinioni degli uomini? Giove stesso onnipossente in altre cose il suo potere mostrò, ma verso la bellezza umiliatosi, non è poi schivo di volgere intorno ad essa gli affetti. Sembianza prese una volta d’Amfitrione 1, per venire ad Alcmena. In pioggia d’oro 2 a Danae s’accostò; e rifugio fatto

  1. Fu quindi generato ercole. Luciano nel Dialogo tra Mercurio, e ’l sole fa, che Mercurio racconti al Sole d0esser egli dalla Bezia mandato da Giove, che quivi avea con Alcmena soggiorno. Risponde il Sole: Ma queste cose, o Mercurio, non si facevano al tempo di Saturno (giacchè qui siam soli), nè mai si staccava egli dal letto di Rea, nè lasciato il Cielo in Tebe dormiva ec.
  2. Luciano nel Dial. tra Dori, e Teti racconta, che Acrisio Padre di Danae, bellissima Vergine da lei custodita in un talamo di bronzo, dopochè Giove le si accostò in pioggia d’oro la fece in un’arca gettar nel mare unitamente al nato bambino.