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per conservarsi il principato ebbe duopo ricorrere a straniere potenze, ma sempre ebbe d’intorno satelliti per benevolenza de’ Cittadini. Signor del popolo per l’autorità, eguale agli altri per sua generosità. Tanto veramente a norma delle leggi, e con tanta onestade la Città nostra governò, che ancora un vestigio è rimasto ne’ nostri istituti della di lui mansuetudine. Ma la virtuosa cotanto, e prudente figlia di Giove come non è forza lodare, ed onorare, e molto più eccellente de’ posteri tutti giudicare? Più fedel testimonio in verità non abbiamo, nè Giudice possiam trovare più adatto, intorno alle prerogative d’Elena, dello stesso giudizio di Teseo. Ma perchè non si creda, che per iscarsezza d’encomi io me la passi con sì fatta figura, per cui abusandomi della gloria d’un uomo solo, le lodi imprenda di lei, voglio altresì nelle cose, che rimangono a dire, alquanto intrattenermi. Dopo la discesa di Teseo all’inferno, ritornando Ella in Isparta, ed in età già pronta alle nozze, tutti que’ che regnavano allora, potenti nelle Città, si conformarono a Teseo nel discernimento del di lei merito. Imperciocchè avendo eglino la facoltà di prender Donne considerate le prime nelle loro Città, niente curandosi delle nozze in Patria, vennero a questa coll’animo di sposarla. Nè deliberato ancora, chi dovesse a lei congiungersi, e comune essendo per anco la fortuna di ciascheduno, siccome d’altra parte evidente una vicina guerra tra loro, tutti d’accordo si die-