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zione, che molto eccellente e per la schiatta, e per la bellezza, e per la gloria si rese. Sebbene anch’egli in una benchè picciola cosa ha mancato. Poichè dicono, che proponendo egli di scrivere gli Encomj 1 d’essa, una difesa pubblicata ha piuttosto delle cose da essa fatte. Nè già impresa è questa del medesimo genere, e della medesima natura, ma la faccenda va tutta all’opposto, convenendosi difesa a quelle cose, le quali hanno in se qualche taccia d’essere ingiuste, ed encomio a coloro, che in qualche prerogativa sono eccellenti. Perchè non sembri però. ch’io voglia fare ciò, che pure è facilissimo, riprendere altrui, e non far mostra del mio, sforzerommi anch’io di favellarne, senza far conto delle cose da altri toccate. Sarà dunque principio del mio ragionamento il principio della di lei prosapia. Molti per verità furono i Semidei, che nacquer da Giove, ma di questa sola femmina egli credè convenevole di chiamarsi Padre. E avvegnachè sommo affetto egli portasse al figliuolo d’Alcmena,
- ↑ Qui parla dell’Orazione di Gorgia. Ma non è vero, ch’egli si proponesse gli Encomj d’Elena, dicendo nel suo Esordio essere cosa ben giusta ἐλέγξαι τοὺς μεμφομένους, e di voler egli τὴν μὲν κακῶς ἀκούσασαν παῦσαι τῆς αἰτίας. Avrebbe per altro ragione Isocrate, quando l’Orazione di Gorgia fosse intitolata Ἑλένης Ἐγκώμιον, siccome ha creduto il Fabrizio Biblioth. gr. lib. II. pag. 911. Nell’edizione però d'Errico Stefano è questo il titolo Περὶ ἀρπαγῆς τῆς Ἑλένης.