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maggiore abbondanza, e facilità vi riusciranno nelle cose buone, ed oneste. Io però son di parere, che non v’abbia maniera più ridicola, che quella di voler col mezzo di tali discorsi far credere, che in loro sia perizia delle civili cose, quando di ciò, che promettono, a lor vien fatto di recar qualche dimostrazione. In verità chiunque vuol mostrar 1 di sapere, e di facondo Oratore fa professione, non ha da proccurarsi onore in quelle cose, che furono dagli altri Greci 2 neglette, ma in quelle, a cui tutti indirizzano le loro dispute, e rendersi in tal guisa della volgar gente migliori. Essi però fanno in quella maniera appunto, che farebbe colui, il quale presumesse d’essere il più robusto fra gli Atleti, scendendo a quello steccato, in cui verun altro non si degnasse di seguitarlo. Qual mai, a dir vero, tra gli uomini di buon senno prenderà a lodare le avversità? Ma ella è cosa evidente, che costoro a questo passo ricorrono per debolezza d’ingegno: giacchè in quest’opere loro una sola condotta ritrovasi, niente difficile ad essere e ritrovata, ed imparata, e seguita; quand’al contrario i comuni ragionamenti, che degni sien di fede, e verisi-
- ↑ S. Paolo: σοφοὶ φάσκοντες εἶναι ἐμωράνθησαν
- ↑ Cic. III. de Orat. Ex eo ipso est conjectura facilis, quantum sibi illi ipsi Oratores de praeclarissimis artibus appetierint, qui ne sordidiores quidem repudiarint. Quid de Prodico Chio? Quid de Thrasimacho Chalcedonio, de Protagora Abderita loquar?