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donde il vivere umano veruna utilità non ricava. Il vero è, che niente hanno essi più a cuore, che d’avvantaggiare1 a spese de’ giovanetti. La qual cosa può loro agevolmente ottenere quell’amore, che hanno alle contese, e alle risse. Perciò coloro, a cui niente importa de’ privati, e de’ pubblici affari, trovano assai piacere in queste dispute, comechè del tutto vuote di giovamento. Può dunque al più concedersi d’una tal maniera di pensare perdono a’ giovani, che in ogni cosa il più superfluo, e il più mostruoso costantemente appetiscono. Giusto è però. che sien ripresi coloro, che fan professione d’insegnare ad altri, perciocchè muovono accuse a chi cerca d’ingannar ne’ contratti, recando torto alla giustizia co’ loro discorsi, ed essi frattanto più gravi mancamenti commettono. E in verità il pregiudizio, che apportan coloro, è ristretto a straniere, e determinate persone, ma questi son cagione d’assai nocumento a’ loro stessi familiari. E a tanto han fatto crescere la libertà di mentire, che già alcuni vedendo il giovamento, che costoro ne traggono, ardiscon di scrivere, che più degna d’essere invidiata è la vita de’ mendici, e de’ fuggitivi, che quella degli altri uomini. Così pensano di persuadere, che se nelle cose false essi trovan materia di ragionare, con
- ↑ Rincresceva fors’anche ad Isocrate d’aver pagato μνὰς ρ᾽ a Gorgia Leontino, le quali, per relazion di Suida, esigeva da’ suoi Scolari.