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altri affermando, che la fortezza d’animo, 1 la sapienza, e l’equità sono una sola, e medesima cosa; e che nessuna di queste virtù abbiamo dalla natura, ma che l’arte sola per ogni cosa richiedesi; altri fra risse totalmente s’esercitano, le quali siccome a niente giovano, così agli Uditori solamente capaci sono di recar pregiudizio. Comechè però io vedessi, che sì fatte inezie a’ giorni nostri introdotte sono nell’eloquenza, e che costoro per la novità de’ ritrovamenti vanno fastosi, non ho mai voluto in me stesso far di loro concetto alcuno. Chi ora è così indietro nell’erudizione, il quale non sappia, che 2 Protagora, e tutti gli altri Sofisti 3 de’ tempi suoi, piene appunto di tali, e di più intricate cose le loro opere ne hanno

  1. A proposito Cicerone 5. de Finibus. Servari justitia nisi a forti viro, nisi a Sapiente non potest.... Atque haec conjunctio confusioque virtutum, tamen a philosophis ratione quadam distinguitur. Nam cum ita copulatae, connexaeque sint, ut omnes omnium participes sint, nec alia ab alia possit separari, tamen proprium suum cuiusque munus est, ut fortitudo in laboribus periculisque cernatur, temperantia in praetermittendis voluptatibus, prudentia in delectu bonorum et malorum, justitia in suo cuique tribuendo.
  2. Di costui scrisse fra gli altri la vita Diogene Laerzio, da cui ahannobbiamo, che fu il primo ad introdurre sofismi in grazia di coloro, che amanti erano delle contese. Varj di lui sofismi egli adduce, e bizzarro tra gli altri è quello che nota Aristotile nella Poetica, che ripetendo essa Omero, ὅτι εὔχεσθαι οἰόμενος ἐπιτάττει εἰπών μῆνιν ἄειδε θεὰ, perchè immaginandosi di pregare comanda, dicendo: Canta l’ira, o Dea. Misto, e contenzioso lo chiama anche Timone presso Laerzio: Προταγόρης τ᾽ ἐπίμικτος ἐριζέμεναι εὖ εἰδῶς. Tanto fu stimata però la sua filosofia, ed eloquenza, che volgarmente chiamato era σοφία, e λόγος.
  3. Costoro avean da principio gran credito appresso a’ Greci. Non erano nè Filosofi, nè Oratori, e sebbene avean concetto d’esser uomini saggi, si guardavan però dal chiamarsi σοφοί, per esser nome troppo arrogante. Avendo poi molto empie dottrine verso gli Dii pubblicate, e rendutisi contenziosi, e superbi verso degli uomini, la stima perdettero, e furono comunemente aborriti. Molti scrissero contro di loro, tra’ quali una singolar Orazione il nostro Isocrate.