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o( XCIV )ó landò di Serie racconta, che paffiato avendo ti fiume Uflo inaridito, per molte greche Città fin andò, Maronia, Die e a, e Abdera, e /e te d’appreffiò famofe paludi; l’Ilmarica giacente tra Maronia, e Strirna ec. Ifmaro è poi la Città, chiamata ora Maronia, fecondo il vino di cui è nominato da Archiloco predo Ateneo lib. i. in due verlì recati dal medefimo Svida lotto la voce Crropax*, e tradotti in_. latino così da Dionifio: Maza mihi bafiatoprabetur, Baccbus in IJmaricus: dum me fu bafla, bibo. V. 208. Qpntufoto (ttndpei* TI<*yy<tiou: del Pangeo di Tracia le cime. Quel Plutarco, chiunque egli è, che fetide»*el vowpa?, e trovali nel VoMI. dell’Opera intitolata: Geographice veteris Scriptores Greci minores. Oxonia 1703., così dice di quello Pangeo al cap; ifipot. V’icino al fiume Ebro trovafì il monte Pangeo, ch’ebbe in guifa la fua denominazione. Pangeo, figlio di Marte, e di Critobule effiendofi ignorantemente congiunto la propria figliuola, e perciò dal dolore fo trovandoli fuggì nel monte Carmanio; quindi per V’tncredibil triflezza, che ne concepì, fguainando la fpada, violentemente s’uccifi. V’onero i Numi poi, che foffi quel luogo cognominato Pangeo. Più abbado racconta, che^ in quello monte nafee un* erba chiamata ci* tara le ne dà la ragione.. * y, aéy. tMOdlm «WfcMtm *, r, vide

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