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o(LXXX)o

v. 64. ἵστατο θαμβήσασα. Ammirando lo stava. Non ha tal forza la versione del nostro dall’Aglio il qual traduce attenta stava.

ν. 65. Μῆλον ἔχειν ἐπόθησεν aver volea quel pomo. Vedi Luciano dial. Caridem. ove racconta il medesimo.

v. 66. Quì pare, che avrebbe dovuto il Poeta far, ch’entrasse nella contesa anche Pallade, giacchè avea ragionato di Giunone, e di Venere.

ν. 67. καλέσσας — Ἑρμάωνα, chiamato Mercurio. Era appunto Mercurio ministro delle ambasciate di Giove. Διακόνος Διός ministro di Giove è chiamato da Pausania nell’Arcadia cap. 32. Orazio nell’Oda Mercuri facunde &c. lo dice magni Jovis, et Deorum Nuntium. Presso Virgilio finalmente nel IV. dell’Eneide v. 237 Giove comanda a Mercurio nostri nuncius esto ed egli patris magni parere parabat — Imperio, et primum pedibus talaria nectit — Aurea. Onde perchè fosse più pronto a recar l’ambasciate fingevasi coll’ale a’ piedi.

V. 71. βουκολέοντα. Pastor di buoi. Fulgenzio Mythologicon lib. II. cap. 1. dopo avere l’allegoria spiegata del giudizio di Paride così dice: Bene Pastor quia non ut sagitta certus, et jaculo bonus, e vultu decorus, e ingenio sagacissimus.

v. 74. ἡ δὲ διακρινθεῖσα κ. τ. λ. A quella poi ec. Nel pomo stesso, secondo Luciano, e Furnuto, era scritte, che alla più bella si desse ή καλή λαβήτω.