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o(LXXVIII)o

ne fattane dall’Abate dall’Aglio

                         Nè la mano
          A terra e il sen trattenne.

Per trovar una pietra bastava, che la Discordia mettesse la mano per terra: non vi s’aveva a sdrajar boccone anche col seno. Ad ogni modo non concordando tra loro in caso le voci χειρί e κόλπον non possono essere in egual maniera diretti dal medesimo verbo .

v. 50. Ἐκ χθονίων τιτῆνας, κ. τ. λ. da le voragini terrestri Risvegliando i Giganti. Racconta Albrico Filosofo de Deorum imaginibus essere stata degli antichi opinione, che fosse la Terra, altrimenti detta Cibele, madre degli alti Dei, contro de’ quali un giorno, sdegnatasi partorisse i Titani, ch’eran Giganti co’ piè di serpe. Tutti furono da’Numi sconfitti, a riserva del Sole, che non avendo avuto animo di prendersela contro de’ Numi solo rimase nella sua Deità. Fu egli chiamato Titane, e questo è il nome dice lo Scoliaste di Stazio I. Tebaid. 717., con cui gli Ateniesi comunalmente chiamavanlo. Ma Titani, dice Servio al VI. dell’Eneide v. 580. furono così detti i Giganti ἀπὸ τῆς τίσεως dalla vendetta. Or dunque volea la Discordia presso Coluto risuscitar dalla Terra i Giganti, acciocchè prendessero le di lui vendette. Omero gli chiama appunto lunghissimi uomini nutriti dall’alma Terra; e nel XIV. dell’Iliade Numi sottotartarei.