Pagina:AA. VV. - Il rapimento d'Elena e altre opere.djvu/106


o(LXXIV)o

che a’ tempi d’Issione Re di Tessaglia tal quan tità di Tori spaziava nel monte Pelio, che la rovina erano di quel Paese. Fe’ noto Issione, che grossa somma di danaro sarebbesi data a colui, che avesse questi Tori destrutti. S’armarono gli spiritosi giovani, avvezzi dapprima ad esser tirati su cocchi. La necessità di salire su’ monti gli obbligò ad usare cavalli da sella. Montati sul dorio loro velocemente inseguirono i malefici Tori, e da ciò appunto il nome presero di Centauri, ὅτι τοὺς ταύρους κατεκένουν. Fatto stà, che in tal maniera apparendo su’ monti, vedevansi da coloro, che alle falde ne stavano, niente accostumati a tale spettacolo, colla figura d’un corpo solo avente per la metà sembianza di bestia, per l’altra d’uomo. Di quì è nata la favola raccontata anche da Eraclito, in ciò solamente diverso da Palefato, che questi nient’altro d’umano accordò a’ Centauri, che il puro capo. Al nostro Chirone intanto invidiava Cinico presso Luciano i piedi da cavallo.

v. 28. Πειθώ. Pito. Così piuttosto che colla voce Suada, usata dall’Abate dall’Aglio, abbiam noi voluto chiamar questa Dea; perciocchè non avendo Ella nome proprio nella volgar lingua, meglio n’è paruto di recare il nome originale, che un altro mendicato da altro idioma straniero. Dea dell’eloquenza era questa, invocata perciò dagli Oratori, siccome da’ Poeti le Muse. Cominciò dagli Egizj ad essere venerata, dopo l’uccision di Pi-