Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
o( LXIX )o |
immortale, e di vesti la copersero assai preziose .
V. 17 Αἰμονιήων. Tessali. Esichio Αἰμονία ἡ Θεσσαλία. Plin. lib. IV. cap. 7. Sequitur mutatis sæpe nominibus Aemonia. Eadem Pelasgicum Argos, Hellas, eadem Thessalia, & Dryopis semper a regibus cognominata. Che fosse chiamata Emonia da Emone figliuolo di Cloro, Nipote di Pelasgo, e Padre di Tessalo, dice Stefano Bizantino. Lo Scoliaste però d’Apollonio Rodio lib. II. v. 92. fa quest’Emone figliuolo di Marte. Fatto stà, che Pirra fu altresì dagli antichi chiamata, come dice Riano: per la qual ragione ha potuto nominar Pirrei questi monti l’Abate dall’Aglio.
V. 18. Νυμφιδίων ὑμεναίων; tra gl’Imenei. Ridevol cosa ne sembra, e da Pedantuzzo, per non lasciar parola del testo, tradurre alla foggia dell’Abate dall’Aglio l’immeneo nuzziale, ch’è quanto a dire a un di presso nozze nuzziali.
V. 19. Γανυμήδης. Ganimede. Fu figliuolo di Troe, o di Dardano, al dir di Luciano dial. charidem. Omero Iliad. 20. lo chiama divino, che bellissimo nacque fra tutti i mortali, etto per la sua avvenenza da’ Nuni a porgere il vino a Giove, acciocchè soggiornale tra gl’immortali Iddii. La favola poi, che fosse rapito dall’Aquila è troppo comune: e Luciano suppone, che Giove stesso si trasmutasse in Aquila e che facesse con Ganimede un bizzarro Dialogo, dopo d’averlo trasferito nel Cielo.