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I, 10 «diciendo che»: la prima parola è un glossema abusivamente incorporatosi nel testo; — 11 «pur sopra», anticipazione.

II, 12 «luncatesa» il ms. Evidente, ma non ben riconosciuta dal Monaci (p. 310), la spezzatura di ogni verso in tre battute di dialogo.

III, 3 «si» suppl.

IV, 1 «mi» suppl.; — 2 «e che», 10 «e per fin»: «e» va soppresso; — 7 «verzo»: corr. «ver’» per la misura; — 12 «Messer poi che divenire»: emendam. congetturale.

V, 1 «che ’n voi»: «che» sovrabbonda al metro e al senso.

VII, 1: l’ediz. dipl. di A legge «Silascea», ma dá non chiaro «ea»; — 4 «tenere»: in origine sará stato «tener», ossia il presente «tèneno», con n mutata in r (Monaci, p. 581, § 281); —5 «quando»: ma cfr. «tanto» del v. sg.

III

SER MINO DA COLLE

La sua corrispondenza con ser Monaldo da Sofena (cfr. p. 124) fa arguire, press’a poco, il tempo, in cui fiorí. Ad un «Minotto di Naldo da Colle» una mano diversa da quella del principale scrittore di A attribuí un son. amoroso, rimasto da prima anonimo nel cod. (n.° 862); ma il non esser premesso il titolo di «sere» rende improbabile che si tratti d’una stessa persona. — I due sonetti di Mino, in . A, n.i 485 e 788 (al n.° 787 la proposta di ser Monaldo).

I, 4 «di senno è durazzo»: il contesto, ed anche la lezione del v. 6, consigliano di pensare ad un originario «seno» o «senon» ( = «se no»); — 11 «amico»: l’emendam. «mico» è suggerito dal senso.

II, 1,5 «ti» suppl.; — 7 (8 in A) «per», allungato in «però» perla misura;—8 (7) e 14 «a» suppl.; — 9 «Diverai».

IV

TENZONI POLITICHE FIORENTINE

I. — Ad Orlanduccio òrafo A assegna solo due sonn., dei quali uno è quello di proposta della pres. tenz. Non si sa altro di lui. — Pallamidesse di Bellindote del Perfetto, del popolo di San Lo-