Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/30

24 i - rustico filippi

XLVI

Chiede alla donna di volerlo campare.

Ispesse volte voi vegno a vedere
per sodisfare agli occhi ed a lo core;
ma, quand’eo parto, si mi stringe Amore,
4ch’io non saccio che via deggia tenere.
E di tornar mi sforza lo volere,
si m’ha ’nfiammato Amor del suo calore;
e poi, quando mi parto, Io dolore
8allor ritorna, e partesi il piacere.
Adunque, lasso! corno deggio fare?
Ch’io non posso tuttor, madonna mia,
11veder con gli occhi e ’l cor fare allegrare.
Gentile ed amorosa piu, che sia,
e’ sai in che guisa tu mi puoi campare:
14non péra sanza gioi’, ch’io non dovria.

XLVII

Vorrebbe star sempre vicino alla sua donna.

Si tosto com’da voi, bella, partuto
son, mantenente ritornar vorria,
e sentome mortalmente feruto:
4perdo la conoscenza e la balia.
Ma si non perdo, ch’io non speri aiuto
di voi, gentil piú, ch’altra, che mai sia:
ch’io son fedel d’Amor tanto vivuto
8a la speranza di voi, donna mia.
Si come il partimento mi dá noia,
amorosa e gentil donna piagente,
11cosí è ritornar somma di gioia.
E, se non fosse la noiosa gente,
la qual disia che doloroso moia,
14eo viveria per voi allegramente.