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222 xx - messer niccolò del rosso

L

In dispregio del corpo.

— Ricordati che tornarai en cenere,
corpo tiisto fabricato de limo,
che neglettisse lo tuo fattor primo,
4gloriandoti quando il pòi contènere.
Bacco tu siegui e ’l stimolo de Venere;
ocioso putessi piu, che fimo;
godi nel vicio, né ti plaze nimo,
8che l’opre scunze ti ardisca reprènere.
Da ti non viene altro, che vii fezza,
per gli odi, recle, naso e per la bocca:
11o misero quel, che tal vaso apprezza!
Questo ti ramment’eo per ch’él mi tocca.
Cusi me dize un di’pensèri eletti;
14l’anima ascolta e par che gli deletti.

LI

Deplora il cattivo reggimento di Treviso.

Non se reze questa nostra cittade
cum senno, cum vertú ni cum valore:
anzi si osserva grandissimo errore
4contra voler d’onn’omo, c’ha bontade.
Ché qual si mostra aver piú lialtade,
piu corrompe di botto el suo onore
per presio, per manazze, per amore,
8per non servare al Comun fedeltade.
E, s’alcun di mal fare vieti represo,
orgoglioso responde: — El tuo pensato
11come noi mostri, che seresti enteso? —
Poi, se quegli, che disira il buon stato,
lo fa sentir agli capi, che regna,
14senza guadagno lor, zascun lo sdegna.