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xx - messer niccolò del rosso | 211 |
XXVIII
Tutto lo turba e fa penare la vista della bella gola ignuda.
Sempre che la bella gola se sfíibba,
Amore lo meo cor pon’en deposito
appo lei: che tanto ve sta reposito,
4fin che l’adorna vesta se reflibba.
Di che l’angossa za mai non me libba:
però ch’eo torment’ho stando seposito;
poi, se l’urto digli odi viene opposito,
8non mi vai scudo ni lanza cum schibba,
ch’el colpo non senda dentro nel polmo
per la forza del dardo, che se vibra;
11und’eo mi trovo di gran pena colmo.
Né mi romane unza di carne o libra,
che rotta non si pesti come pévere;
14ma pur convienme tal calice bévere.
XXIX
È assai difficile trovare una femmina da bene.
La femmena, ch’è del tempo pupilla,
le piú parte si trova glotta e ladra;
e, quando viene en etate nubilla,
4sendo ben puita, allor se tien liz.adra.
Possa ch’è veglia, za mai non vacilla
ch’ella non sia ruffiana e trizadra;
et en decrepitá, che gli odi stilla,
8sortilega doventa e gran busadra.
Dunque, prima che Pomo a lei se pogna,
pensi di non tenerl a capitale,
11s’él vede ch’essa non tema vergogna:
per la qual sola talor schifa il male;
ché femmena sfazzata è, per natura,
14un diavole en umana figura.