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xx - messer niccolò del rosso | 199 |
IV
Vicino o lontano, Amore lo fa sempre penare.
Amor tanto me strinze, zentil donna,
sendo luntano, ch’ai cor non mi luze
cosa veruna, che gli renda luze,
4per gli odi, c’hanno manco de ti, donna.
Poi, quando so’ presente, dolze donna,
un fulgóre me fiere di tua luze,
vezendo ch’altri d’essa prende luze
8piu, che non si conviene, per ti, donna.
Unde lo spirto, che me tiene verde,
desidera non esser a quel tempo;
11ma pur consuma mirando nel verde.
E l’alma, che conosse ’l tristo tempo,
clama la Morte, che fenisca il corpo,
14si ch’ella abenti dissolta dal corpo.
V
E sempre lo terrá legato.
I fioretti e l’erbetta fresca e verde
e zascun árbore, che teme il freddo,
la sua vertute occultano per freddo,
4tanto che pèrdono lo color verde.
Ma questa zentil pola fatta verde
cum gli odi mi ha feruto a morte freddo,
azzendendomi ’l cor nel tempo freddo,
8si ch’è consunto e zá presso ch’ai verde.
Cusi, per caldo e zelo, piu, che marmo,
mi trovo fermo di servirla sempre,
11fin ch’eo mi colcarò sepolto in marmo.
Poi l’alma ennamorata stará sempre
denanti Amore come fusse donna,
14per martiro da man di bella donna.