Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/50

tutte le grazie e tutti li tesori della sapienzia e della scienzia sono reposti! Felice, dico, colui, che sempre pasce la mente di cosí divino cibo e con si dolce e salutifero liquore inebria l’anima sua dell’amor di Dio! Ma, innanzi che io metta fine a questo ragionamento, voglio prima avvertire il cristiano che san Agostino costuma di chiamare questo divinissimo sacramento «vincolo di caritá» e «misterio di unitá», e dice: «Chi riceve il misterio della unitá e non conserva il vincolo della pace, non riceve il misterio per sé, ma la testimonianza contro a sé». Adunque abbiamo a sapere che ’l Signore ordinò questo sacramento non solo per renderci sicuri della remissione de’ peccati, ma ancora per infiammarci alla pace, alla unione e caritá fraterna, perciocché il Signore in questo sacramento di tal maniera ci fa partecipar del corpo suo, che diventa una medesima cosa con noi, e noi con lui. Adunque, non avendo Egli altro che uno corpo, del qual ci fa tutti partecipi, è necessario che ancora tutti noi per cotale partecipazione diventiamo un corpo. La qual unitá rappresenta il pane del sacramento; il qual, si come è fatto di molti grani mescolati e confusi di modo, che l’uno non si può discernere dall’altro, cosí noi debbiamo esser congiunti e uniti con tanta concordia d’animo, che non ci possa intervenire alcuna minima divisione. Questo ci dimostra san Paulo, quando dice: «Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è egli la comunione del sangue di Cristo? e il pane, che noi rompiamo, non è egli la comunione del corpo di Cristo? Un pane e un corpo siamo molti, perché tutti partecipiamo di un pane». Adunque, ricevendo la santissima comunione, debbiamo considerare che tutti siamo incorporati in Cristo, tutti siamo membra di un medesimo corpo; membra, dico, di Cristo, di maniera che non possiamo offendere, infamare o disprezzare alcuno delli fratelli, che parimente in lui non offendiamo, infamiamo e disprezziamo Iesú Cristo; non possiamo aver discordia con gli fratelli, che parimente non l’abbiamo con Cristo; non possiamo amare Cristo, che non lo amiamo nelli fratelli. Quanta cura avemo del nostro corpo, tanta ne debbiamo avere delli fratelli, i quali sono membra del corpo nostro. Si come niuna