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di Cristo, e diventar puri e netti d’ogni macula), altro non ci resta a fare, se non glorificar Dio con la imitazione di Cristo, e far quello medesimo alli nostri fratelli che Cristo ha fatto a noi, massimamente sapendo per le parole di esso, che tutto quello, che facciamo alli fratelli suoi e nostri, Egli lo accetta come beneficio fatto a lui. E senza dubbio, essendo li veri cristiani membri di Cristo, non possiamo far né bene né male alli veri cristiani, che non facciamo bene o male a Cristo, in quanto ch’Egli gode e patisce nelli membri suoi. Adunque, come Cristo è nostra veste per fede, cosí noi debbiamo esser veste per dilezione a’ nostri fratelli, e quella medesima cura, ch’abbiamo del corpo nostro, debbiamo aver di loro, i quali sono membri veri del corpo nostro, del qual lesti Cristo è il capo. Questo è quello divino amore e caritá, che nasce dalla fede non finta che inspira Dio alli suoi eletti, della quale dice san Paulo che < opera per la caritá». Ma, perché la vita di Cristo, della cui imitazione si debbiamo vestire, fu una perpetua croce piena di tribolazioni, ignominie e persecuzioni, se vogliamo conformarci con la vita sua, ci bisogna portare di continuo la croce, come esso disse: «Se alcuno vorrá venire dopo me, disprezzi se stesso e tolga ogni giorno la croce sua e séguiti me». La cagione principale di questa croce è che ’l nostro Dio con questo esercizio vuol mortificare in noi gli affetti dell’animo e gli appetiti della carne, acciocché comprendiamo in noi medesimi quella perfezione, nella quale siamo stati compresi da Cristo per la incorporazione in lui; e vuole che la fede nostra, affinata, come l’oro, nella fornace delle tribulazioni, risplenda a laude sua; e oltre a ciò vuole che con le nostre infirmitá illustriamo la potenzia sua, la qual il mondo al suo dispetto vede in noi, quando la fragilitá nostra, per le tribulazioni e persecuzioni, divenne robusta, e quanto piú è abbattuta e oppressa, tanto piú si fa forte e constante. Onde san Paulo dice: «Abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affine che la sublimitá della potenzia sia di Dio, o non da noi; in tutte le cose patiamo tribulazioni, ma non siamo soffocati; siamo bisognosi, ma non siamo distituti; patiamo persecuzioni, ma non siamo abbandonati; siamo vilipesi, ma non periamo, sempre portando attorno la mortificazione del