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pensare d’essere dannati e di peccare, se non l’osservavano, e cosí salvi per l’osservanzia di quelli e non per Cristo. Incominciorno anche a magnificare la loro vita sopra quella de’ semplici cristiani, imo a dire che essi soli erano religiosi, e tutti gli altri secolari, in modo che nella chiesa d’Antecristo pochi cristiani sono, che pensino d’essere religiosi. E, se un monaco gli dicesse, che facesseno del bene, direbbeno: — Fanne tu, che sei religioso — Ma va’ legge san Giacobo, e trovarai che la cristianitá la chiama (si come è) «religione». Si sono anche impiamente immaginati che i capi delle loro religioni con le loro regole e statuti abbino aggiorno alla legge di Dio, come s’ella fosse imperfetta, ed essi, come piú savi e santi di Dio, avesseno supplito a quello che ha mancato Dio, e credono non solo osservare la legge di Dio, ma, e di piú, le loro regole; però essere piú santi e perfetti di tutti i seculari, imo degli apostoli e di Cristo, dapoiché non fúrno né monachi né frati. E massime, perché dicono ch’el bene fatto per voto è molto piú meritorio. E io dico che ogni cristiano, in qualunche onesto stato che si truova, o sia povero o ricco, nobile o ignobile, dotto o senza littere, sano o infermo, giovane o vecchio, maschio o femmina, servo o libero, può con la divina grazia essere perfettissimo, senza mutare abito o far voti. E questo, perché la viva fede in Cristo è quella che ci fa veri religiosi, cristiani e perfetti. Imperocché quanto uno ha maggior fede, tanto meglio osserva li divini precetti, e tanto piú è ornato di tutte le virtú. Non è di poi a Dio piú grato colui che opera con piú voti, ma colui che opera con impeto di maggior fede. Ma, se vuoi vedere la perfezione della religione cristiana e l’imperfezione dell’umane, bisogna compararle insieme. In prima, entrando nell’uniane, lassano con la presenzia il padre, la madre, fratelli, amici, la robba, le dignitá e l’altre cose del mondo; dove chi entra in quella di Cristo lassa tutto con l’amore per Cristo, e con la presenzia va e sta in quel loco è stato, con quelle ricchezze o povertá, dignitá, felicitá e miserie, che a Dio piace, e secondo che è mosso dal divino