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PREDICA XXXV

Del voto della castitá. La castitá coniugale è dono di Dio, si come si ha nel libro della Sapiensia , e molto maggiormente la verginale; Runa e l’altra adunque è dono di Dio e frutto di spirito. Però chi ne fa voto, promette quello che non è in sua potestá. È forza adunque dire cli’el voto loro è invalido, si come se un facesse voto di volare. E se dicessi: — Sperano che Dio gli abbi a fare questo dono, — direi: E che ne sanno? Non possono giá dire che questa sia una grazia, la quale Dio la doni a ciascheduno, e per tutt’il tempo della vita nostra, imperocché Cristo è in contrario. Dirai: — Basta che quelli, che fanno voto, sperano che Dio la dará ad essi. — Ma dimmi: in che fondano questa loro speranza? Non giá nella parola e promessa di Dio, imperocché nelle Scritture sacre non si trova che Dio abbi promesso di dargliela e preservargliela per tutt’il tempo della vita loro. E, se dicessi: — Sentono tanta bontá di Dio, che gli certifica, che avranno questa grazia, — direi, contra di loro, che dal sentimento della bontá di Dio non è necessario che nasca in noi la certezza della castitá, imperocché sta che uno senta supremamente la bontá di Dio e sia in matrimonio, perché la vita matrimoniale sta con somma fede, speranza, caritá e sentimento di Dio. E, se bene dal vivo sentimento della bontá di Dio nascesse speranza certa di castitá, in ogni modo non potrebbeno sperarla, perché non sentono la bontá di Dio; ché, se la sentisseno, sarebbeno per fede certi d’essere in grazia di Dio, eletti e salvi, ed essi dicono che bisogna stare sempre in dubbio e in timore. È anche falso che d’avere a essere casti n’abbino speciale rivelazione, si come essi propri confessaranno; e la loro vita immonda lo dimostra, se giá tu non volessi dire che Dio